La traviata

Atto I Parigi

Violetta, una cortigiana di fama desiderio, sta ospitando una sontuosa festa con i signori della classe superiore di Parigi e i suoi compagni di cortigiane, il tutto finanziato dal suo ammirato mecenate, il barone Douphol. In mezzo allo champagne, viene presentata a un signore della classe media, Alfredo Germont, che è innamorato di lei da oltre un anno – da quando, apprendiamo, la sua malattia è iniziata. Alfredo è sotto pressione per fare un brindisi in cui Violetta si unisce a lui, esortando tutti a godere dei piaceri fugaci della vita. Mentre gli ospiti si ritirano in altre stanze, Violetta improvvisamente si ammala. Rimasto solo con Violetta, Alfredo protesta per il suo amore, che lei scoraggia in un primo momento, ma poi accetta in un improvviso ribaltamento. All’alba, i signori devono tornare tutti a casa, e Violetta è lasciata sola a contemplare l’idea di avere un vero amore per se stessa. Invece, decide di immergersi a capofitto nel vortice di piaceri vuoti che compongono la sua esistenza.

Intervallo di 25 minuti

Atto II

Scena 1 Una casa in campagna, tre mesi dopo

Violetta e Alfredo vivono insieme nell’idilliaca campagna. Quando Alfredo viene a sapere dalla sua serva Annina che Violetta ha venduto i suoi beni per sostenere la vita che conducono, torna in città per raccogliere i fondi necessari. In sua assenza, Violetta riceve una visita inaspettata dal padre di Alfredo. La prega di porre fine alla loro relazione, altrimenti il matrimonio di sua figlia in una famiglia rispettabile sarà minacciato. Dopo una rottura implacabile del suo personaggio, Violetta accetta di sacrificare il suo amore, nonostante infranga la sua volontà di vivere. Germont se ne va e Violetta scrive un biglietto d’addio ad Alfredo: tornerà in città e il patrocinio di Douphol. Alfredo ritorna, e Violetta organizza per lui per essere dato il biglietto dopo che lei è andato. Quando lo legge, rifiuta la consolazione di suo padre, che ha osservato da vicino, e si precipita di nuovo in città per vendicarsi.

Scena 2 Parigi, quella stessa notte

È in corso una festa, animata da una maschera di zingari e toreri. Alfredo appare solo e assiste Violetta sul braccio di Douphol. I due uomini giocano un giro aggressivo di carte che Alfredo vince. Quando ne ha l’opportunità, Violetta parla da sola con Alfredo e lo prega di andarsene ed evitare una lotta mortale con Douphol; pressata da Alfredo, mantiene la sua promessa al padre di Alfredo e dice ad Alfredo che ama Douphol. In una furia, Alfredo convoca gli ospiti per assistere al rimborso dei suoi debiti mentre lancia le sue vincite contro di lei. Germont entra in tempo per assistere allo sfogo di suo figlio e lo vergogna. Alfredo deve lasciare il partito – e Violetta.

Intervallo di 20 minuti

Atto III Camera da letto di Violetta, pochi mesi dopo

Il dottore dice ad Annina che la sua amante morirà presto. Violetta incarica Annina di dare quel poco di denaro che hanno lasciato ai poveri, e rilegge una lettera di Germont che le dice che Alfredo ora sa del suo sacrificio e sta tornando a implorare il suo perdono. Crede che ora sia troppo tardi per una riunione con Alfredo. Dice addio a tutte le sue speranze e prega di essere liberata da questa sofferenza. I suoni di un carnevale in strada evocano false speranze del ritorno di Alfredo. Poi, con suo stupore, Alfredo torna a tenere in braccio la sua amata. Germont arriva per dare la sua benedizione, pieno di rimorso per il dolore che ha causato. Ma è troppo tardi.

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